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De Éarde - La Terra || helicotrema.com
De Éarde is a curatorial project realized in response to the open call from Helicotrema - Recorded Audio Festival 2015. De Earde focused on the oral traditions of the Cimbri, an Upper German-speaking community settled in the heart of the Veneto region in Northern Italy and whose language is today on the brink of extinction. Freely inspired by Anthropologist C. Severi’s studies on the act of believing, the project aimed at raising the audience’s awareness of this linguistic minority by creating a soundscape of hybrid words capable of stimulating imaginative projection and consequent curiosity into what was being listened. The research and the related audio piece were presented at the 4th edition of Helicotrema - Recorded Audio Festival 2015, in Venice and Florence. Realized in collaboration with Marta Ferretti. The following press-release is in Italian only.
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“Bar reidan tauć”: noi parliamo cimbro.
Se dovete recarvi nel piccolo villaggio di Giazza, nel cuore delle prealpi veronesi, scoprirete che in realtà il vero nome del villaggio non è Giazza ma Ljetzan. Scoprirete che i suoi abitanti potrebbero discendere direttamente dai danesi dello Jutland (gli stessi che nel II secolo a.C. terrorizzavano l’esercito romano) oppure da immigrati bavaresi, entrati in contatto con gli antichi longobardi e stanziatisi tra le montagne di Veneto e Trentino. Con un pizzico di fortuna potrete sobbalzare alle esplosioni dei giganteschi trombini, i fucili fuori scala che un tempo i cimbri usavano per spaventare gli aggressori. Affidati a guardia dei confini nord della Serenissima Repubblica di San Marco, e all’attenzione delle SS nel progetto di ricerca sull’eredità ancestrale della razza (Ahnenerbe), di certo oggi i cimbri sono gli abitanti delle due aree geografiche conosciute come dei Sette e dei Tredici Comuni, piccoli villaggi montani sparpagliati negli altipiani tra Verona, Vicenza e Trento. I cimbri parlano una loro lingua, costruita su varianti dell’Antico e Medio Alto tedesco e frammentata in dialetti differenti a seconda dell’area.
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Sempre in base all’area, nella lingua cimbra si possono scorgere anche numerosi elementi di derivazione romanza: dal tardo latino al ladino, passando dai dialetti veneto e trentino.
Fino a tempi recentissimi, la lingua cimbra è esistita in forma esclusivamente orale. E in forma orale si è fatta depositaria di un immaginario unico, popolato da orchi, spiriti ed altre figure straordinarie. Dall’incontro con i renjrar alle misteriose “genti beate” (Sealagan-laute), fino al sentore che ad abitare le montagne fosse il diavolo in persona, i cimbri raccontano storie di processioni notturne, di una “massa nera” che insegue i passanti, di bastoni magici in grado di indicare la presenza di soldi nascosti; o ancora, di vesti di seta preziosa che, non appena toccate da mano umana, si riducono in truccioli. Storie che la Chiesa cattolica aveva voluto sopprimere, eppure così radicate nell’immaginario collettivo da spingere i cimbri a credere che l’assenza di tali creature dalla loro quotidianità fosse da imputare alla potenza benefica del Concilio di Trento – o almeno così sostenevano i preti, al fine di contenere questo paganesimo dilagante. Ancora oggi, queste storie vengono tramandate di generazi-
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one in generazione: può ancora capitare di incontrare un anziano che racconti di essersi imbattuto, almeno una volta nella vita, in spettri di straordinaria statura o animali leggendari come il basilisco.
"Tàucias garèida" – Lingua parlata
La lingua cimbra sta svanendo. Di tutti i comuni dell’areale, il cimbro resta oggi parlato in una manciata di piccoli centri. Tutto attorno, il cimbro parlato è ufficialmente scomparso. Per quanto riguarda Giazza, restano ormai poco meno di 20 persone capaci di comunicare in questa antica lingua. Nessuna, tra queste, è giovane: con la morte degli anziani, il cimbro parlato di Giazza sembra essere destinato ad estinguersi, lasciando il villaggio trentino di Luserna e pochissime altre isole linguistiche come ultimi bastioni a difesa dell’idioma e, di conseguenza, della propria identità. Le comunità dei Sette e dei Tredici comuni che parlano cimbro stanno facendo del loro meglio per la salvaguardia della lingua: corsi di cimbro, dizionari, manuali a fumetti si alternano così agli appunta-
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appuntamenti con le antiche tradizioni. Tutto si gioca in questi anni.
Presentiamo ad Helicotrema un estratto di un progetto di ricerca più ampio in cui chiediamo ai cimbri di Giazza di raccontarci storie tratte dalla loro tradizione. Il file audio che qui proponiamo segna il primo passo di un percorso di ricerca e conoscenza della tradizione cimbra (e di altre comunità del nord Italia in via di scomparsa) a partire dalla lingua parlata. La conversazione è introdotta da una formula consolatoria, solitamente ripetuta come litania nel racconto orale (e qui riportata in italiano: Anima terrena / stai sopra di me / e raccontami la tua pena). Ci hanno incuriosito, in particolare, due figure misteriose che sembrano
essere tipiche di Giazza: i Renjrar (gli spiriti delle persone morte di recente) e le Sealagan-Laute (le genti beate: figure intrise di contraddizione – né vive né morte; capaci di buone azioni e di grandi crudeltà; bellissime ragazze la cui schiena è una cava scorza d’albero).
Sebbene le domande siano state rivolte in italiano, tutte le risposte sono in cimbro. Questo permette all’ascoltatore di ricevere indizi di contenuto; un contenuto che, se farà attenzione, potrà lui stesso
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completare, cercando nel racconto quelle parole del cimbro che crederà di riconoscere. Trasportato dalla voce, l’ascoltatore si ritroverà immerso in un paesaggio sonoro, segno e testimonianza di un’altra cultura che, pur nella sua unicità, è parte della nostra storia. Questo modesto contributo è quindi un omaggio al popolo cimbro e alle sue tradizioni. Vi presentiamo qui i frammenti di una lingua che, proprio mentre la ascoltiamo, lentamente scompare.
Helicotrema - Recorded Audio Festival 2015. 4 November 2015. Punta della Dogana - François Pinault Foundation, Dorsoduro 30123, Venice, Italy.
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Credits: Rino Lucchi, Antonia Stringher and As. De Zimbar ‘un Ljetzan, Vito Massalongo, Valeria Marchi. Images credits: A. Stringher; Blauer Hase (Forte Marghera, Venice)
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